        Sono trascorsi vent&rsquo;anni da quella tragica mattina in cui il miglior interprete dei rally africani perse la vita dopo un terribile incidente. A due decenni di distanza la famiglia di Fabrizio Meoni porta avanti il ricordo dell&rsquo;indimenticato vincitore di due Dakar. Dakar, Benavides si ferma: &ldquo;So come si vince, ma il fisico non me lo permettere&rdquo; No Meoni, no Dakar Era l&rsquo;11 gennaio 2005 quando al km 184 della speciale tra Atar e Kiffa il pilota di Castiglion Fiorentino perse il controllo della sua KTM 660 Rally ufficiale finendo rovinosamente a terra. La gravit&agrave; della situazione fu chiara fin da subito con Cyril Despres, Marc Coma e gli altri piloti giunti nel frattempo sul luogo dell&rsquo;incidente in lacrime mentre i soccorritori cercavano di salvare la vita dell&rsquo;amico e rivale. Perdonate un piccolo ricordo personale: all&rsquo;epoca la Dakar aveva spazio anche nei telegiornali nazionali e nonostante fossi un bambino mi ricordo come fossero di ieri i servizi di quegli anni con Fabrizio Meoni che danzava tra le dune dei deserti africani prima con la 660 Rally R e poi con l&rsquo;incredibile bicilindrica KTM 950 Rally facendo nascere in me la passione per questa gara cos&igrave; estrema ed affascinante. Una moto nella quale nemmeno KTM credeva ma che Fabrizio riusc&igrave; subito a portare al trionfo nella Dakar 2002 e sfiorando il tris nel 2003 quando solo una caduta alle dodicesima tappa lo tolse dalla possibilit&agrave; di portare al successo per il secondo anno consecutivo la bicilindrica austriaca. In quell&rsquo;anno chiuse comunque al terzo posto finale conquistando tre successi di tappa e venendo preceduto solo da Richard Sainct e Cyril Despres. Nella carriera di Fabrizio Meoni oltre alle due Dakar (oltre ad un secondo posto e due terzi) si contano quattro successi al Rally dei Faraoni ed altrettanti al Rally di Tunisia con un successo anche al Rally del Dubai, alla Desert Cannonball e al Rally Incas, l&rsquo;impegno di Fabrizio per&ograve; non si &egrave; fermato solo alle competizioni. L&rsquo;amore che provava per l&rsquo;Africa e le gioie che quei territori gli hanno donato lo ha portato a voler restituire qualcosa fondando la ONLUS &ldquo;Solidariet&agrave; in buone mani&rdquo; con la quale inizi&ograve; a costruire una scuola in Senegal. Alla sua morte la moglie Elena e i figli Gioele e Chiara &ndash; scompara pochi anni fa per una malattia a soli diciotto anni - hanno portato avanti la memoria di Meoni fondando la &ldquo;Fondazione Fabrizio Meoni Onlus&rdquo; con la quale ancora oggi vengono aiutate famiglie e bambini principalmente in Senegal, ma anche in Tanzania, Costa D&rsquo;Avorio, Sud Sudan, Burkina Faso e Camerun.  Africa Eco Race, Stage 10: Cerutti vince e si prepara al testa a testa con Botturi Dakar4Dakar Quella del 2005 sarebbe dovuta essere l&rsquo;ultima Dakar da professionista di Fabrizio Meoni che aveva promesso al figlio Gioele che un giorno avrebbero corso quella gara cos&igrave; estrema insieme. Poche settimane fa &egrave; uscito su Amazon Prime il documentario &ldquo;In nome del padre: rally e destino&rdquo; che racconta tutta la fase di preparazione di Gioele alla Dakar 2024. Un docu-film commovente che porta alla luce il lato umano del campione. E siamo certi che lo scorso 19 gennaio sul podio finale di Shaybah quando Gioele &egrave; arrivato alla fine della sua prima Dakar (chiusa peraltro in quarantasettesima posizione e primo degli italiani nonostante corresse nella classe &ldquo;Malle Moto&rdquo; Original by Motul, ovvero senza assistenza) non fosse solo.  Peterhansel torna sulle due ruote in Mauritania: &ldquo;Monsieur Dakar&rdquo; all'AER       

L&rsquo;11 gennaio 2005 il campione di Castiglion Fiorentino perdeva la vita in Mauritania in quella che sarebbe dovuta essere la sua ultima sfida nel deserto

Dakar, vent’anni senza Fabrizio Meoni

        Mancano ormai meno di due settimane all'inizio del Tourist Trophy 2023 sull'Isola di Man, dove i migliori road racers al mondo sfrecceranno sui 60 km del Mountain Course nella corsa su strada pi&ugrave; importante, prestigiosa e affascinante al mondo. Purtroppo, per&ograve;, quest'anno tra i grandi protagonisti non ci saranno due piloti che hanno gi&agrave; trionfato in passato, ovvero Lee Johnston e Ian Hutchinson. Il primo &egrave; alle prese con un delicato recupero dopo il terribile incidente della North West 200, mentre il secondo non ha ricevuto il via libera per correre: ecco come stanno. CIV e JuniorGP, Carraro: "Voglio arrivare in Moto3 dalla porta principale" Attimi da fiato sospeso per Lee Johnston   Inizialmente indicato come un incidente serio ma senza gravi conseguenze, quello di Lee Johnston durante le prove alla North West 200 nel tratto di Church Corner si &egrave; rivelato essere particolarmente serio. Come comunicato dalla famiglia, infatti, il pilota dell'Ashcourt Racing era stato portato all'ospedale di Belfast in condizioni critiche, dove ha passato tre giorni in coma ed un'operazione durata ben otto ore. Femore rotto, spalla fratturata, rottura di svariate costole, di un piede e della faccia, oltre ad un polmone collassato. E' questo il terribile bollettino diramato negli scorsi giorni, ma fortunatamente ora Lee pu&ograve; cominciare la sua lenta e sicuramente lunga fase che lo porter&agrave; al recupero. Ovviamente non sar&agrave; quindi al via del Tourist Trophy, dove sarebbe stato uno dei pretendenti alla vittoria sia in Supersport (dove ha gi&agrave; vinto nel 2019) che in Supertwins, in &egrave; arrivato sul podio con l'Aprilia lo scorso anno, ma quel che conta &egrave; che Johnston non sia pi&ugrave; in pericolo di vita. MotoGP, cadute e spettacolo: &egrave; tornato Marc Marquez Niente TT per &ldquo;Hutchy&rdquo;: sar&agrave; inviato dai box   Ben diversa la situazione di Ian Hutchinson, che sar&agrave; s&igrave; sull'Isola di Man per il Tourist Trophy, ma in una nuova veste visto che svolger&agrave; il ruolo di inviato ed opinionista televisivo. &ldquo;Hutchy&rdquo;, che di TT in carriera ne ha vinti ben 16 (di cui 5 soltanto nell'edizione 2010) diventando il quinto pilota pi&ugrave; vincente di sempre sull'Isola, non ha ricevuto il via libera da parte dei medici in seguito ad un problema cardiaco accusato durante un allenamento in Spagna. Ian avrebbe dovuto gareggiare con la BMW M1000RR del team Milwaukee by Tas Racing tra le &ldquo;big bikes&rdquo;, ma la sua assenza ha portato la squadra alla decisione di non sostituirlo e di non gareggiare sul Mountain Course. Hutchinson avrebbe dovuto correre anche alla NW200 con la Ducati Panigale V2 in SSP, dove il suo posto &egrave; stato preso invece da Alastair Seeley. Chiaramente, l'augurio &egrave; quello di rivedere in gara al Tourist Trophy quanto prima sia Ian Hutchinson che Lee Johnston, anche se non sar&agrave; facile. CIV, Ferrari: "Michele Pirro? Deve essere uno stimolo per i suoi rivali"       

Il &ldquo;generale Lee&rdquo; non correr&agrave; sull'Isola di Man per via del brutto infortunio rimediato alla NW200, mentre &ldquo;Hutchy&rdquo; rester&agrave; ai box come inviato televisivo: ecco perch&egrave;

Tourist Trophy: Johnston e Hutchinson, i due grandi assenti del 2023

        Cos&igrave; come nelle FP1, anche nella seconda sessione di prove libere della Supersport 300 a Magny-Cours &egrave; stato Victor Steeman a far registrare il miglior riferimento cronometrico. L'olandese del team MTM Kawasaki ha infatti chiuso in 1'54.530 confermandosi leader di questa prima giornata sulla pista francese per quanto riguarda la classe leggera, davanti ad un ottimo Matteo Vannucci con la Yamaha del team AG Motorsport Italia. Terza piazza per il giapponese Yuta Okaya, compagno di squadra di Steeman, con Kevin Sabatucci quarto nonostante una caduta ad inizio turno. Chiude la top five lo spagnolo Daniel Mogeda, a precedere i connazionali Inigo Iglesias e Alex Millan. Magny-Cours, incidente nella R3 Cup: Pizzoli in coma farmacologico 10&deg; tempo per il leader del mondiale Diaz  Spazio in top ten anche per il pilota di casa Hugo De Cancellis, Lennox Lehmann (con l'unica KTM RC390 presente) e Alvaro Diaz, rispettivamente in ottava, nona e decima piazza. Quest'ultimo, leader del mondiale, punter&agrave; a limitare i danni su una pista non particolarmente amica n&eacute; per lui, n&eacute; per il diretto rivale Marc Garcia, undicesimo. Buona prestazione per Alessandro Zanca, 12&deg;, mentre Mirko Gennai &egrave; 15&deg;, Gabriele Mastroluca 17&deg; e Filippo Rovelli 25&deg;. Indietro Bruno Ieraci, soli 31&deg;, mentre non ha fatto registrare nessun tempo Marco Gaggi, caduto nei primi minuti della FP2 e dolorante ad una spalla. SBK: Razgatlioglu sul "luogo del misfatto" di Magny-Cours 2021 La classifica delle FP2   CIV: la H-D Pan America 1250 al via della Crossover Cup al Mugello       

L'olandese della Kawasaki chiude davanti a tutti anche la seconda sessione di libere, davanti al piloti toscano e a Yuta Okaya. Bene anche Kevin Sabatucci

SSP300, Magny-Cours: Steeman si ripete nelle FP2, davanti a Vannucci

Chi ci ha corso contro, descrive un pilota fortissimo. Chi ne ha condiviso attimi di vita, giura sulla sua veracit&agrave;. Addio Reinhold Roth, oppure arrivederci, magari in un Motodrom paradisiaco, nel quale incontrarci e parlare della 250 Grand Prix che fu, classe in cui sei stato un vero specialista e simbolo di una nazione.  Nato il 4 marzo del 1953 e spentosi ieri, il tedesco era proprio germanico, nell&#39;aspetto e nello stile, nella mentalit&agrave; e nei marchi calzati. No, la sua Honda era giapponese e lui l&#39;ha condotta benissimo, tanto da sfiorare il titolo mondiale della quarto di litro in ben due occasioni, nel 1987 e 1989.  Sulla Yamaha, invece, la perentoria affermazione ottunuta nel 1982, stagione che lo vide trionfare nel Campionato Europeo di categoria. La sua giovane et&agrave;, l&#39;atteggiamento ed il talento lo portarono nei palcoscenici iridati, nei quali ha collezionato trofei valevoli di 3 Gran Premi, 15 podi, 2 pole position e tre giri veloci.&nbsp;  Avversario duro ma leale    I vari Sito Pons, Anton Mang - connazionale, odiato ed amato allo stesso tempo - Jacques Cornu. Martin Wimmer, Carlos Cardus e Jean-Philippe Ruggia hanno incrociato le linee di Reinhold pi&ugrave; volte, ben sapendo che, anche quando sembrava domato, in realt&agrave; mai era da considerarsi tale.  Perch&eacute; Roth guidava al limite, sempre, senza per&ograve; perdere controllo e concentrazione. A conferma della tesi, basti controllare l&#39;ordine di arrivo delle tante stagioni spese al vertice. Pochissimi i ritiri registrati, comunque non per cause sue, semmai per guasti meccanici o sfortune.  E poi, la guida: se &egrave; vero che la duemmezzo andava portata su un binario e soavemente, &egrave; altrettanto giusto dire come egli riuscisse a &quot;piegarla al suo volere&quot;, tuttavia senza spezzarla. Quando i rivali si lamentavano di gomme dallo scarso grip e motori di flebile potenza, lui dava tutto e basta, per poi festeggiare esibendo i baffi bagnati di birra. Tedesca.  Vita divisa in due    Purtroppo, il Gran Premio di Yugoslavia nel 1990 rimane anche l&#39;ultimo che si possa di Roth raccontare. Durante una fase contraddistinta da pioggia e scarsa visibilit&agrave;, fu micidiale l&#39;impatto tra la sua NSR e la moto del lentissimo Darren Milner. Limpatto devastante lasci&ograve; a terra Reinhold. Non si rialz&ograve; pi&ugrave; con le sue gambe.  Dopo un lungo periodo di coma, il pilota ne usc&igrave; emiplegico, ovvero, non in grado di usare correttamente gli arti, con grandi problematiche legate anche alla comunicazione. Il tedesco ha quindi trascorso circa 30 anni in una sorta di stato vegetativo ma, chi lo ha curato con devozione, giura: &quot;Guardave le gare e capiva tutto. Tutto&quot;.  Un arresto respiratorio lo ha portato via, ieri, dalla famiglia e dalle ingiustizie della vita. A noi piace ricordarlo in azione con la 250, certo, ma anche con la 350 e 500, tutterigorosamente a due tempi. Grazie a RR, la Germania riusc&igrave; ad accrescere visibilit&agrave; ed interesse nei confronti delle due ruote professionistiche. 

Il tedesco si &egrave; spento ieri, all&#39;et&agrave; di 68 anni. Campione Europeo e vice iridato in 250 Grand Prix, lasci&ograve; le competizioni nel 1990, a seguito del terribile incidente rimediato a Rijeka, dal quale ne usc&igrave; in stato vegetativo

Addio Reinhold Roth, vero combattente in sella e nella vita

Se Giancarlo Falappa ad oggi&nbsp;&egrave; ancora uno dei piloti italiani della Superbike pi&ugrave; amati e pi&ugrave; riconosciuti, lo deve al suo essere s&eacute; stesso, ai numeri che ha regalato in pista, alle battaglie (contro Pirovano, Fogarty, Mertens, Russell e tanti altri) ed ai &quot;colpi di matto&quot; (aprire la portiera di Lucchinelli e poi salutarlo scappando via in impennata).  La sua carriera &egrave; costellata di aneddoti ai limiti dell&#39;incredibile, ma che non sono solo tutti veri, ma dipingono un amore sposmodico che il Leone di Jesi ha per la moto.  Nei suoi 4 anni di carriera in Superbike (&#39;89-&#39;91-&#39;92-&#39;93) ha regalato tantissime perle, una su tutte la vittoria a Brands Hatch nel &#39;93 sotto l&rsquo;acqua doppiando praticamente tutti fino al sesto e chiudendo l&rsquo;ultimo giro in piedi sulle pedane.  Gli inizi - Il cross   Nato il 30 giugno 1963 a Filottrano, poi trasferitosi a Jesi dai 7 mesi di et&agrave;, la fase iniziale della carriera di Giancarlo Falappa si sviluppa nel cross. Debutta nel 1979 e nell&#39;81 vince il campionato italiano cadetti con Moto Villa. L&rsquo;episodio del quale si rende protagonista mentre disputa il campionato Interregionale Marche ha dell&rsquo;incredibile: pi&ugrave; di 40 piloti partono tutti insieme. Un gruppo, del quale faceva parte anche Falappa, cade nelle retrovie. Giancarlo si rialza di corsa e prende una moto, quella di Lorenzo Orlando, suo compagno di squadra. Riparte con l&rsquo;handicap del tempo perso e dopo due giri &egrave; gi&agrave; 18&deg;, a fine gara &egrave; 6&deg; ma viene squalificato per aver preso la moto di un altro pilota. Dall&#39;82 all&#39;84 disputa poi il Mondiale Motocross 250 come pilota ufficiale Moto Villa.  La svolta - Il passaggio alla pista   Come tanti suoi colleghi che hanno corso prima nel cross passando poi alla pista, lo stesso fa il Leone di Jesi: &ldquo;I miei amici mi hanno detto di venire a girare in pista nonostante io non ci sia mai andato&quot;, racconta come avvenne il salto dal crosso alla velocit&agrave;. &quot;Uno di loro mi ha prestato la sua moto, un Kawasaki GPZ600, abbiamo girato a Misano e ho realizzato lo stesso tempo suo.&rdquo; Il test fatto con la moto del suo amico lo convince al passaggio alla velocit&agrave; in pista. Va al concessionario Suzuki di Fabriano e compra una GSX-R1100, pagata tutta in cambiali (cambiali poi &quot;estinte&quot; con i premi delle vittorie), con la quale fa un test a Misano girando sui tempi del Campione italiano del periodo.  Il 13 settembre 1987 &nbsp;Falappa fa il suo esordio nel Campionato Italiano vincendo la gara a Vallelunga. Bimota si accorge delle sue prestazioni e prodezze e se lo assicura per la stagione &#39;88. In quell&rsquo;anno si gioca il campionato con Galasso fino all&rsquo;ultima gara al Mugello. Altro capitolo della Leggenda:&nbsp;cade nel giro di ricognizione alla Scarperia-Palagio, rompe la pedana, rientra ai box e i meccanici gliela sistemano. Torna in pista in tempo per la partenza, resta in testa 4-5 giri, ma cade alla Casanova-Savelli. Galasso campione? No, a terra anche lui. Falappa si ritrova cos&igrave; vincitore e per la stagione successiva si aprono le porte del Mondiale SBK.  Il Mondiale Superbike: debutto con Bimota     Giancarlo &egrave; pronto a Donington al via tra le derivate&nbsp;nel 1989. Fa&nbsp;coppia con Fabio Biliotti, ex pilota del Motomondiale passato anche lui in Superbike e titolare di fatto del team. Lo jesino non conosce Donington ed &egrave; il suo compagno di squadra a spiegargli la pista il venerd&igrave; delle libere. Nelle qualifiche accade l&rsquo;impensabile: Falappa in pole e Biliotti 24&deg;. Gara-1 chiude 17&deg; mentre gara-2 addirittura la vince.  La stagione di esordio nel Mondiale si chiude con un 6&deg; posto, frutto di tre vittorie e 5 podi totali. Nel mezzo anche un contatto con Mike Baldwin, campione AMA venuto nel Mondiale al posto di Fabio Biliotti, sul Mistral del Paul Ricard mentre i due portacolori Bimota si giocavano la vittoria: Baldwin si sposta verso destra e va a contatto con la YB4 di Giancarlo: semi manubrio sinistro spezzato e Giancarlo che chiude la gara, vinta peraltro, con la mano sulla piastra della forcella. Non fa il giro d&rsquo;onore, va direttamente al muretto a chiedere ai meccanici (Massimo Braconi e Bruno Leoni, ex meccanici Ducati) di riparare il semi manubrio per gara-2.  La Ducati, la sua vita e la sua famiglia     Nel 1990 viene ingaggiato da Ducati. Come avviene per&ograve; l&rsquo;ingaggio di Giancarlo? Succede tutto in autostrada verso Bologna, il 18 dicembre 1989: Marco Lucchinelli, allora team manager Ducati, sta guidando tranquillo quando vede di fianco un pilota in moto che gli apre la portiera a 170 km/h lo saluta e se ne va in impennata. Lucchinelli si prende uno spavento tale che i due poi si fermano in area di servizio Santerno e Lucky sbotta: &ldquo;Falappa ma sei scemo?&rdquo; Giancarlo replica: &ldquo;Marco, &egrave; uno scherzo!&rdquo;.  Marco e Giancarlo andranno poi insieme a Borgo Panigale dove lo jesino firmer&agrave; il contratto con Ducati per gli anni successivi. Contratto, come racconter&agrave; lo stesso Giancarlo, fatto in 3 minuti davanti all&#39;allora presidente di Ducati.  Trent&rsquo;anni fa: il podio di Falappa a Jerez  A Donington, secondo round del Mondiale, chiude gara-1 in settima posizione e gara-2, esattamente come l&#39;anno prima, la vince. Prima vittoria in Ducati per il Leone di Jesi.  Purtroppo Giancarlo non completa la stagione &#39;90, vittima del primo dei due gravi incidenti. Gi&agrave; a Mosport, in Canada, si era gi&agrave; fatto male (abrasione al polso sinistro con un sasso che era entrato nella mano) saltando la gara in America. Rientra in Austria con una protezione vistosa alla mano. Durante le prove per&ograve;, nel tentativo di strappare la pole a Roche, trova un pilota in traiettoria sul curvone a 270 km/h e cercando di evitarlo cade andando a schiantarsi contro un guard rail procurandosi 27 fratture, la rottura dell&rsquo;arteria femorale e restando in coma per 12 giorni. Al suo risveglio, si rimette subito in pista per riprendersi dall&rsquo;infortunio facendo tanta fisioterapia e allenamento. Il risultato di questo incidente? Poca mobilit&agrave; al braccio sinistro (non riuscir&agrave; a sollevarlo oltre la spalla) e problemi alla gamba.  1991: il rientro in pista dopo i problemi fisici     La Ducati lo aspetta e nel &#39;91 torna in pista con la meravigliosa 888. La stagione per&ograve; non va come si vorrebbe, complici i postumi del grave incidente di un anno prima. Chiude nono con 113 punti ed un solo podio all&rsquo;attivo, terzo in gara-2 ad Hockenheim.&nbsp;  1992: la stagione del riscatto     Smaltiti i problemi fisici, riparte pi&ugrave; agguerrito che mai per la stagione &#39;92. Al suo fianco c&rsquo;&egrave; l&rsquo;americano Doug Polen, Campione proprio a fine di quell&rsquo;anno. Ma in Ducati ci sono anche il francese Raymond Roche e soprattutto un inglese, tale Carl Fogarty, con il quale dar&agrave; vita ad un bellissimo duello ad Assen vincendo la gara.  La stagione non si apre nel migliore dei modi: un solo podio nei primi tre round. A Spa per&ograve; si scatena: quarto in gara-1 dopo aver mandato per campi, alla Bus Stop, Polen ed aver provato una staccata impossibile alla Source per prendersi il terzo posto. Chiude poi sul podio gara-2 dietro al compagno di box Polen.  Sulla gara di Spa per&ograve; aleggia un altro dei famosi aneddoti,&nbsp;il duello con il pilota belga Stephane Mertens. Mertens, partito in testa e rimasto al comando per tutta la gara, verso la fine dell&rsquo;ultimo giro si fa da parte, Falappa passa e vince. Nel dopo gara lo stesso belga dir&agrave; a Giovanni di Pillo: &ldquo;Quando ti arriva Falappa dietro &egrave; bene che tu ti faccia da parte perch&eacute; lui ti passer&agrave; e se non ti sposti lui ti passa sopra. Io volevo almeno finire sul podio e l&rsquo;ho fatto passare.&rdquo;  Vince entrambe le gare in Austria (simbolica la cosa, l&agrave; dove ha avuto il primo incidente), gara-2 di Assen dopo un meraviglioso duello con Fogarty e con Roche terzo per una tripletta Ducati. Chiude al quarto posto con 279 punti.  1993: l&#39;anno della verit&agrave; e la lotta al titolo     Nel &#39;93 &egrave; ancora in sella alla 888 (la 916 arriver&agrave; a fine anno e debutter&agrave; l&rsquo;anno dopo). Brands Hatch, primo round stagionale. Diluvio universale. Normalmente le gare sul bagnato dovrebbero essere una questione inglese ma&hellip;davanti a tutti parte proprio Falappa! Giancarlo comincia a macinare vantaggio: al primo giro chiude con 6&rdquo; di vantaggio sul secondo, al secondo 18. Fogarty, padrone di casa, vola via rompendosi un polso sbattendo contro la sua stessa moto. Lo jesino non si ferma e li doppia tutti fino al sesto! L&rsquo;ultimo giro decide di farlo tutto in impennata dato il grande vantaggio sul secondo (Russell) con Di Pillo, all&rsquo;epoca commentatore, che rimane senza parole. Giancarlo commenta cos&igrave; quella scelta dell&rsquo;ultimo giro in piedi sulle pedane: &ldquo;Era giusto, mi divertivo io e avrei voluto far divertire gli spettatori. Loro pagano il biglietto per vedere spettacolo ed &egrave; giusto offrirglielo.&rdquo;&nbsp;  Poteva essere l&rsquo;anno buono per Giancarlo per vincere il Mondiale, tanto pi&ugrave; che ad un certo punto della stagione era in lotta con Fogarty e Russell ma, essendo un pilota da tutto o niente, sciupa alcune ghiotte occasioni chiudendo la stagione al quinto posto con 255 punti, 7 vittorie e 10 podi complessivi.  SBK: Fogarty-Russell biennio 1993-1994, arbitra Falappa  Honda cerca di contattare Falappa a fine 93 &ldquo;approfittando&rdquo; dei contrasti interni al team Ducati per portarlo nel team Castrol ma Giancarlo &egrave; un Ducatista vero e troppo riconoscente a Borgo Panigale per averlo aspettato e avergli permesso di tornare dopo il primo incidente. La trattativa quindi sfuma e Giancarlo parte per il 94 al fianco di Fogarty nel team di Virginio Ferrari.  1994: la 916, la vittoria a Misano, l&rsquo;incidente di Albacete ed il risveglio dal coma     Nel &#39;94 entra in scena la meravigliosa 916 al cui sviluppo contribuisce anche Giancarlo. L&rsquo;avvio di stagione non &egrave; facilissimo, per problemi di ovvia giovent&ugrave; della moto. Il Leone di Jesi non va a podio ma chiude due volte quarto le prime quattro gare (due a Donington e due ad Hockenheim). Misano, 29 maggio 1994, terzo round stagionale. Nessuno direbbe mai che sar&agrave; l&rsquo;ultimo della carriera di Falappa in Superbike.  La pole &egrave; di Russell davanti a Bontempi e Falappa. In gara-1 i protagonisti sono loro, Scott e Giancarlo. Il pilota Kawasaki domina con 14&rdquo; di vantaggio sulla Ducati #5, che ha rimontato dal settimo al secondo posto, mentre Fogarty si ritira a 8 giri dalla fine.  Gara-2. In partenza Falappa e Russell si agganciano e vanno fuori pista. Sembra tutto finito ma entrambi rimontano. Giancarlo sembra avere la vittoria in pugno quando Russell gli si fa sotto pericolosamente. Falappa vince davanti all&rsquo;americano con 1 decimo di vantaggio.  Albacete, 11 giugno 1994 test pre gara. Giancarlo ed il team Ducati volano in Spagna una settimana prima della gara. Per aiutarlo visti i problemi alla gamba, Ducati gli fa sperimentare un cambio elettronico sulla sua 916. Qualcosa per&ograve; va storto, il cambio si inceppa e Giancarlo vola in aria ricadendo pesantemente a terra di nuca. Risultato? Altre fratture e nuovamente in coma, questa volta per 38 giorni.  Se Falappa &egrave; ancora qui con noi a raccontare le sue imprese, il merito va alla Clinica Mobile, al Dottor Massimo Corbascio e... Giovanni Di Pillo. Cosa c&rsquo;entra Di Pillo&nbsp;Il Dottor Corbascio chiede a Giovanni di registrare una musicassetta con incisa la telecronaca dell&rsquo;ultima gara vinta da Giancarlo, quella di Misano con Russell alle spalle e con un piccolo messaggio: &ldquo;Svegliati, svegliati Giancarlo! Russell sta arrivando!&rdquo; La cassetta viene portata in ospedale dove &egrave; ricoverato e fatta ascoltare allo stesso Giancarlo che, dopo 38 giorni, il 20 luglio, si risveglia.  Questo secondo incidente gli fa capire che &egrave; il momento per smettere definitivamente con le corse. Racconter&agrave; poi Giancarlo anni dopo che ha tentato di tornare in pista nel 97 (tre anni dopo l&rsquo;incidente quando invece ce ne vorrebbero 5) ma a 220 km/h ha avuto come un blackout.  Oggi &egrave; un ambasciatore di Ducati e lo si vede spesso, oltre che nei vari circuiti al seguito o della MotoGP o della Superbike, anche agli eventi Ducati in giro per l&rsquo;Italia ai quali viene sempre invitato e ai quali lui presenzia volentieri.&nbsp;  Giancarlo Falappa, il pilota che ha sfidato i grandi, la fisica ed il destino.  SBK, Monza 2010: Rea cade e... non ritrova la sua moto 

Ripercorriamo la storia del Leone di Jesi attraverso le sue imprese pi&ugrave; memorabili, i colpi di matto ed anche gli incidenti, dai quali &egrave; riuscito a riprendersi, che ne hanno segnato profondamente la carriera

Giancarlo Falappa: un Leone in bilico tra coraggio e follia

Per Eugene Laverty, la stagione 2021 sar&agrave; la nona spesa in SBK, per una esperienza iridata assolutamente invidiabile. Il trentaquattrenne pilota irlandese disputer&agrave; il campionato con BMW, messa in pista dal team RC Squadra Corse, neonata formazione che si affida al veterano di categoria: &ldquo;&Egrave; sempre una buona cosa godere di una grande esperienza - il numero 50 ci parla dal Portogallo, suo luogo di dimora degli ultimi anni - caratteristica molto utile nello sviluppo della moto e per il lavoro durante il weekend. Con RC Corse sar&agrave; tutto nuovo, ma la cosa &egrave; stimolante, interessante. Mi sono ripreso bene dagli infortuni patiti negli ultimi tempi e devo dire come adesso il mio corpo sia in ottima forma. Non mi sentivo cos&igrave; bene dal 2017. Poi, ho avuto due anni duri. Ho trascorso 15 anni di carriera senza nemmeno un problema, in seguito ho subito 5 interventi chirurgici in 5 anni. Diciamo che se prima sono stato fortunato, dopo ho dovuto reagire&rdquo;.    &nbsp;Come hai trascorso il Natale? Hai mangiato molto o ti sei tenuto a dieta?  &nbsp;&ldquo;Ah, per me non &egrave; un problema mangiare molto, perch&eacute; tanto brucio tutto in maniera assai rapida&nbsp;(ride). S&igrave;, il mio &egrave; un organismo velocissimo, perci&ograve;, sono rimasto in forma anche durante le festivit&agrave; natalizie. Dal primo gennaio ho iniziato la mia preparazione 2021, per arrivare pronto ai prossimi impegni&rdquo;.  &nbsp;Guiderai ancora una BMW, un modello del tutto nuovo.  &quot;Per me sar&agrave; davvero importante affrontare una seconda stagione consecutiva in sella ad una moto dello stesso Marchio. Non ci sono tanti piloti capaci di essere immediatamente veloci al primo anno su una specifica moto, a parte Marc Marquez su Honda all&rsquo;esordio. Gli altri corridori hanno bisogno di pi&ugrave; tempo per famigliarizzare e, parlando di me, nella mia carriera ho sempre fatto meglio al secondo anno con la stessa moto. Per esempio, in Aprilia, ma anche con il team Parkalgar Honda in Supersport. in entrambe le situazioni, conclusi al secondo posto in campionato, nel 2010 e ne 2013. Perci&ograve;, so che la seconda stagione con gli stessi colori possa solo portarmi netti miglioramenti&rdquo;.  &nbsp;Van Der Mark ha gi&agrave; provato la nuova M 1000RR: ti sei fatto un&rsquo;idea in merito?  &nbsp;&ldquo;Non ho ancora provato la nuova BMW, per&ograve; so che potremo trasferire molte esperienze maturate lo scorso anno nel nuovo progetto. Sar&agrave; una cosa importante questa, perch&eacute; il lavoro da fare sar&agrave; parecchio. I miei migliori risultati li ho ottenuti con team italiani e italiano sar&agrave; anche la mia attuale squadra. Lavorer&ograve; con tanti ragazzi italiani e so che mi divertir&ograve;. Avremo anche uomini BMW. Saremo una struttura Indipendente, ma ben supportata dalla Casa madre. Adesso la SBK offre team di livello, sia ufficiali che privati, per un equilibrio maggiore in tutta la serie&rdquo;.  Obiettivo podio   BMW metter&agrave; in campo una armata impressionante ed Eugene spiega quanto e come sia fondamentale la scelta della Casa tedesca di investire nelle derivate di serie: &quot;In griglia ci sar&agrave; il numero doppio di moto rispetto a quello visto nel 2020 - analizza - e questo passo in avanti &egrave; importante, perch&eacute; avremo quattro piloti forti, per un progetto che potr&agrave; crescere velocemente. Tra poco saranno annunciati i giorni di test da effettuare, non vedo l&rsquo;ora di cominciare&rdquo;.  Anche perch&eacute; la SBK cresce continuamente.  &ldquo;Idea corretta. Nel passato, i team privati non erano in grado di competere in posizioni di vertice, magari capitava che qualuno ci riuscisse, ma raramente. Oggi, invece, vediamo tanti piloti giocarsi podi e vittorie. Questo fenomeno &egrave; evidente nella MotoGP, dove diversi corridori e squadre possono vincere. La SBK sta seguendo il trend della MotoGP: le derivate di serie stanno percorrendo la stessa via di equilibrio. La possibilit&agrave; di successo &egrave; ora concessa a pi&ugrave; Marchi, abbiamo visto Toprak Razgatlioglu affermarsi con la Kawasaki Puccetti e l&rsquo;anno scorso abbiamo avuto anche Yamaha e Ducati al top. La SBK di oggi &egrave; fantastica e concede grandi possibilit&agrave; a tutti&rdquo;.    Quale &egrave; il tuo obiettivo 2021?  &ldquo;Voglio portare nel box risultati migliori di quelli 2020. Decisamente migliori. Desidero essere pi&ugrave; forte di quanto lo fossi l&rsquo;anno scorso, provando a risultare il pi&ugrave; veloce possibile. Mi impegner&ograve; per migliorare, specialmente nella fase di frenata: le staccate sono un punto della guida sulla quale dovr&ograve; focalizzare la mia attenzione. Il mio obiettivo &egrave; spingere per ottenere posizioni da podio&rdquo;.  &nbsp;Per BWM il titolo &egrave; un discorso fattibile?  &ldquo;Bisogna essere realistici. Durante l&rsquo;inverno scorso, la gente diceva &lsquo;ehi, quest&rsquo;anno ci giochiamo il Mondiale&rdquo;, ma io sapevo che chi faceva quei discorsi, non comprendesse quanto il livello della SBK fosse prima e sia ancora altissimo. Per provare a battere il binomio Rea - Kawasaki, occorre fare passi in avanti ponderati e precisi, altrimenti si rischia di andare nella direzione sbagliata. Per vincere un Mondiale SBK ci vuole pazienza e metodo&rdquo;.  Fausto Gresini migliora: fuori dal coma farmacologico  &nbsp; 

Eugene affronter&agrave; il 2021 con la BMW del team RC Squadra Corse: &quot;Per conquistare un titolo nelle derivate di serie, occorrono pazienza e metodo. Il mio obiettivo &egrave; lottare per il podio&quot;

Laverty: &quot;La SBK &egrave; come la MotoGP: possono vincere tanti piloti&quot;

Sabbia, sabbia e ancora sabbia ha atteso i concorrenti nella seconda tappa della Dakar, oggi, da Bisha a Wadi ad-Dawasir: ben 457 km di speciale pi&ugrave; 228 di trasferimento. In contrasto con la tappa di ieri, questa speciale &egrave; stata caratterizzata da una serie di dune che ha richiesto molta attenzione nella navigazione.  Dopo essere stato in testa dal primo check point, il pilota Honda Joan Barreda ha dominato la seconda tappa raccogliendo la sua 25esima vittoria in una speciale alla Dakar e scalando la vetta della classifica generale. Barreda eguaglia cos&igrave; il suo connazionale Marc Coma: entrambi sono al quarto posto nella classifica di tutti i tempi quanto a vittorie nelle prove speciali alla Dakar.  &ldquo;Dopo la dura giornata di ieri, sono stato costretto a spingere, e oggi ce l&#39;ho messa tutta. Mi &egrave; piaciuto molto questo tipo di speciale&rdquo;, ha detto Barreda. &ldquo;&Egrave; pi&ugrave; veloce e migliore per me, meglio del terreno di ieri. In questo momento, &egrave; tutto perfetto. Certo, domani sar&agrave; una giornata lunga e di nuovo davvero dura, ma la gara &egrave; cos&igrave;. Dobbiamo mantenere la calma e stare davanti. Sicuramente ci sono ancora molti chilometri da percorrere e cercheremo di continuare a spingere&quot;, ha concluso Barreda.  Con questa vittoria di speciale, Barreda si porta al comando della classifica generale, scalzando il proprio compagno di squadra, l&rsquo;americano Ricky Brabec.  Terzo gradino del podio nella seconda tappa per il cileno Pablo Quintanilla su Husqvarna, che precede la Yamaha di Ross Branch e la Honda di Jos&eacute; Ignacio Cornejo Florimo. Sesto il francese Adrien Van Beveren su Yamaha, davanti allo slovacco Stefan Svitko e all&rsquo;argentino Luciano Benavides. A completare la top ten l&rsquo;australiano Daniel Sanders &nbsp;e il francese Xavier De Soultrait.  Problemi&nbsp; per Toby Price: il leader della classifica provvisoria dopo aver vinto la speciale di ieri scivola in quindicesima posizione dopo aver concluso in ventottesima piazza oggi.  La classifica generale dopo le prime due tappe vede Barreda leader davanti a Brabec, con Brach, Quintanilla e De Soultrait in top5.  Ritardi e ritiri   Ventitreesima posizione per Laia Sanz, che si porta in trentesima posizione in classifica generale. Soltanto sessantanovesimo Matthias Walkner: l&rsquo;austriaco della KTM, terzo in classifica dopo la prima tappa, ha avuto un problema tecnico al cambio: si &egrave; fermato e ha perso due ore e un quarto per ripristinare la moto e adesso &egrave; quarantaseiesimo.  Da segnalare il ritiro di Andrew Short: dopo tre partecipazioni positive e un sesto posto ottenuto nel 2019, l&#39;americano si &egrave; fermato dopo 273 km di speciale a causa di un problema meccanico che non &egrave; stato in grado di risolvere. Convinto che non fosse necessario attendere l&#39;aiuto della sua squadra di assistenza, ha gettato la spugna ed &egrave; stato trasportato da uno degli elicotteri dell&#39;organizzazione.  Dodicesima posizione oggi &ndash; e diciassettesima in classifica generale &ndash; per Joaquim Rodrigues, che partecipa alla sua quinta Dakar con l&#39;ambizione di rendere omaggio a Paulo Gon&ccedil;alves, che era sposato con sua sorella Sofia. L&rsquo;obiettivo del pilota portoghese per l&#39;edizione &egrave; semplicemente arrivare al traguardo della tappa finale.  Gli italiani   Maurizio Gerini si conferma oggi il primo degli italiani e conclude in trentaquattresima posizione, ma secondo della classifica Original Motul, alle spalle del lituano Arunas Gelazninkas. Gerini &egrave; trentaquattresimo anche in classifica generale e terzo nella Original Motul.  Sessantesima posizione assoluta per Franco Picco, che &egrave; 58esimo nella classifica generale e undicesimo nella graduatoria Original Motul.  Quanto agli altri italiani, sessantacinquesimo di tappa Cesare Zacchetti, sessantottesimo Lorenzo Piolini. Pi&ugrave; attardati Giovanni Stigliano, Francesco Catanese, Tiziano Interno e Davide Cominardi, giunti uno in scia all&rsquo;altro, dalla 76&deg; alla 79esima posizione.  Rally Raid, esclusivo Botturi: &ldquo;Per la prima volta niente Dakar n&eacute; Africa Race&rdquo;  &nbsp;  &nbsp;  &nbsp;  . 

Lo spagnolo scavalca il compagno di squadra Brabec. Ritiro per Andrew Short. Primo degli italiani Maurizio Gerini, trentaquattresimo. Franco Picco sfiora la top 10 della Original Motul

Dakar 2021: Barreda vince il Day 2 e va in testa

Lo scorso anno la Dakar si &egrave; rivelata fatale per Paulo Gon&ccedil;alves,. Il forte pilota portoghese era alla sua tredicesima Dakar, dove una volta, nel 2015, aveva sfiorato la vittoria, piazzandosi secondo alle spalle di Marc Coma.  Il suo posto nel team Hero MotoSports quest&rsquo;anno non lo prender&agrave; nessuno. La compagine guidata da Wolfgang Fischer ha appena reso noto il suo schieramento di piloti per la Dakar 2021: al via, come lo scorso anno, ci saranno Joaquim Rodrigues, vincitore della Pan Africa 2019, l&rsquo;indiano CS Santosh e Sebastian Buhler, campione del mondiale Baja 2020. Per Rodrigues e Santosh sar&agrave; il quinto appuntamento alla Dakar con Jero MotoSports, per Buhler il secondo. La quarta moto, quella di Gon&ccedil;alves, non verr&agrave; usata.  Dopo essersi ritirati dall&rsquo;edizione 2020 per la scomparsa del suo pilota di punta Paulo Gon&ccedil;alves, ora il team si prepara a onorare la memoria del pilota portoghese.  &ldquo;Questo &egrave; un ritorno emozionante per noi alla Dakar dopo il tragico evento all&#39;inizio di quest&#39;anno. Siamo determinati a fare un bello spettacolo&rdquo;, ha detto Wolfgang Fischer. &ldquo;Mentre siamo stati lontani dalle gare a causa della pandemia, abbiamo utilizzato il tempo per sviluppare la nuova moto e fare sessioni di test approfondite con i nostri piloti, mantenendo cos&igrave; il team impegnato e motivato nei momenti pi&ugrave; difficili&quot;, ha aggiunto.  Il Rally dell&#39;Andalusia e il Rally BAJA Portalegre sono stati gli unici eventi ufficiali in cui il team ha gareggiato quest&#39;anno.    Come cambia la moto   La Hero 450 Rally sfogger&agrave; infatti nuovi aggiornamenti del motore e del telaio. La moto &egrave; dotata di un nuovo motore da 450 cc, sviluppato appositamente per i rally, e il team afferma che sia la velocit&agrave; massima che l&#39;accelerazione sono state migliorate. Sono state apportate numerose modifiche anche al telaio, insieme a un serbatoio del carburante pi&ugrave; voluminoso, sospensioni migliorate e sistema di raffreddamento implementato.  Hero ha anche massimizzato il centro di gravit&agrave; nel punto pi&ugrave; basso della moto per una migliore maneggevolezza e stabilit&agrave;. Tutti cambiamenti che dovrebbero garantire alla nuova moto di destreggiarsi tra lunghi percorsi e ritmi elevati.    Una sfida di oltre 7.000 km   La Dakar 2021 si svolger&agrave; per la seconda volta interamente in Arabia Saudita, in gran parte a causa delle restrizioni di viaggio legate al COVID-19. Il rally prender&agrave; il via il 3 gennaio a Jeddah, citt&agrave; dove si concluder&agrave; il 15 gennaio.  Il percorso sar&agrave; completamente nuovo e molto pi&ugrave; impegnativo rispetto all&#39;edizione 2020. I partecipanti dovranno percorrere un totale di 7.646 km. Si sono iscritti 295 partecipanti sono in tutte le classi, ed &egrave; il numero pi&ugrave; basso dalla Dakar del 1997.  Tra le novit&agrave; di quest&rsquo;anno, l&rsquo;introduzione di giubbotti airbag obbligatori per tutti coloro che parteciperanno in moto e in quad per una maggior sicurezza. Lo scorso anno, infatti, sono state ben due le vittime durante la leggendaria competizione: oltre a Gon&ccedil;alves ha perso la vita anche Edwin Straver.  Storie Italiane: Edi Orioli, marchiato a fuoco dalla Dakar 

Il team Hero MotoSports ha confermato la line-up dello scorso anno per la Dakar 2021: al via il vincitore della Pan Africa 2019 Joaquim Rodrigues, l&rsquo;asso indiano CS Santosh e Sebastian Buhler, campione del mondiale Baja 2020 &nbsp;

Dakar: nessuno prende il posto di Goncalves

La Dakar &egrave; forse la gara pi&ugrave; affascinante del mondo, ma continua ad essere estremamente pericolosa. Anche il &lsquo;nuovo corso&rsquo; in Arabia Saudita conferma, purtroppo, questo tremendo trend. Questa mattina a perdere la vita &egrave; stato Paulo Gon&ccedil;alves: e queste sono le notizie che non si vorrebbero mai scrivere.    Ad annunciare la scomparsa del forte pilota portoghese &egrave; lo stesso sito ufficiale degli organizzatori, con una nota, che vi riportiamo integralmente: &quot;Paolo Gon&ccedil;alves &egrave; morto dopo una caduta al km 276 della speciale oggi. Gli organizzatori hanno ricevuto un alert alle 10.08 e hanno mandato un elicottero medico che ha raggiunto il pilota alle 10.16, e lo ha trovato in stato di incoscienza dopo aver subito un arresto cardiaco. Inutili i tentativi di rianimarlo: &nbsp;il pilota &egrave; stato portato in elicottero all&#39;ospedale di Layla, dove &egrave; stato dichiarato morto&quot;.  Quaranta anni, Paulo Gon&ccedil;alves stava prendendo parte alla sua 13a Dakar. Aveva debuttato nel 2006 e aveva concluso quattro volte nella top 10, arrivando secondo alle spalle di Marc Coma nel 2015. Campione del mondo di Cross Country nel 2013, Gon&ccedil;alves, era al 46 &deg; posto assoluto dopo la tappa 6 di venerd&igrave; e oggi aveva ripreso la gara, come tutti, dopo il giorno di riposo.  Dal 1979, alla Dakar sono morte 71 persone: 29 piloti e 42 persone non in gara.  &nbsp; 

Il portoghese &egrave; caduto al km 276 della settima tappa ed &egrave; morto sul colpo. Era la sua tredicesima Dakar &nbsp;

Tragedia alla Dakar, muore Goncalves

        La prima edizione della KTM Ultimate Race &egrave; stata una gara estenuante che si &egrave; svolta sulla sabbia del Marocco, all&rsquo;interno del Merzouga Rally: dopo sei giornate di corsa, fra i 12 qualificati per la gara su altrettante KTM 790 Adventure R identiche fra loro, il vincitore &egrave; stato il cinquantenne americano ad assaporare il gusto della vittoria. LA GARA - La partecipazione alla KTM Ultimate Race era aperta a qualunque pilota che avesse preso parte a uno dei sei KTM Adventure Rallies disputati fra il 2018 e l&rsquo;inizio di quest&rsquo;anno. Si &egrave; trattato di &ldquo;tappe di qualificazione&rdquo; per verificare che i piloti possedessero il controllo del mezzo, la capacit&agrave; di navigazione e le competenze meccaniche necessarie per schierarsi a bordo di una KTM 790 Adventure R in allestimento da rally e competere al Rally del Merzouga in una classe speciale. Solo i due piloti migliori di ogni tappa di qualificazione sono stati selezionati per essere poi supportati nella Ultimate Race alla pari dei piloti ufficiali KTM. Con quattro meccanici e 14 membri dello staff KTM a disposizione, dalla fase di preparazione alla gara fino al suo termine, i concorrenti hanno anche potuto avvalersi dei consigli di alcuni dei migliori e pi&ugrave; veloci piloti off-road del mondo come Chris Birch, Marc Coma e Quinn Cody. LA SFIDA DEL DESERTO - I concorrenti della KTM Ultimate Race hanno dovuto completare cinque tappe, compresa la terza tappa in stile &ldquo;marathon&rdquo; con la notte passata al bivacco e senza possibilit&agrave; di avere assistenza meccanica dall&rsquo;esterno. In totale hanno dovuto affrontare quasi 1.100 chilometri di guida off-road, le cui difficolt&agrave; tecniche e di navigazione li hanno spinti vicino al loro limite psico-fisico. Myers &egrave; stato costantemente nelle prime posizioni in ogni tappa, e ha preso subito un vantaggio vincendo il prologo. Il canadese Radek Burkat si &egrave; assicurato la vittoria della prima tappa, mentre il neozelandese Kevin Archer ha lottato per conquistare la seconda. Ma &egrave; stato di nuovo Myers a prevalere nella estenuante tappa Marathon, facendo seguire due seconde posizioni nelle tappe 4 e 5. Dopo un&rsquo;emozionante conclusione della gara Myers &egrave; il primo campione KTM Ultima Race. Un&nbsp; trionfo che gli &egrave; valso anche la vittoria della moto e un pacchetto premio per due persone per seguire il Dakar Rally 2020. UN&rsquo;ESPERIENZA INCREDIBILE - &ldquo;Questa &egrave; la sensazione pi&ugrave; bella del mondo. Non potete capire quanto felice io sia ora. &Egrave; stata estremamente dura, soprattutto all&rsquo;ultima tappa&rdquo;, ha detto Scott Myers al termine della gara. &rdquo;Ho solo continuato a guardare cosa succedeva, mentre pensavo che prima o poi sarebbe finita! &Egrave; stata durissima. Stavo seguendo Jordan (Huibregtse, ndr), lui &egrave; caduto, poi si &egrave; messo lui a seguire me, poi sono caduto io&hellip; e abbiamo continuato cos&igrave; per l&rsquo;intera tappa. Ma che esperienza incredibile. Fantastico&rdquo;.L&rsquo;ODORE DEL DESERTO - Unico italiano in gara, Stefano Sassaro ha stretto i denti dopo la botta rimediata con una caduta al primo giorno di gara. "Non mi sono mai reso conto bene di cosa mi aspettasse veramente, fino a quando non ho messo le ruote della 790 Adventure R sulle dune il primo giorno con Marc Coma...&rdquo;, ha detto Sassaro. &ldquo;In quell'istante ho sentito l'odore del deserto che mi ha stregato.&nbsp; Sono stati giorni duri: la moto &egrave; molto appagante, ma la guida nella sabbia &egrave; faticosa e molto insidiosa. Comunque ho tagliato il traguardo e questo e per me quello che vale! Una sfida contro me stesso, che mi ha fatto capire che posso farcela, anche quando sembra di non avene pi&ugrave;! Un traguardo importante per me, emozioni indescrivibili, che sulla strada di ritorno mi hanno stretto il cuore e mi hanno fatto piangere! Anch'io posso dire c'&egrave; l'ho fatta! Anch'io ho il mal d'Africa..."&ldquo;I KTM Adventure Rallies e la KTM Ultimate Race mostrano cos&rsquo;&egrave; che rende diversi dagli altri i piloti Adventure di KTM, e che nei nostri clienti vive lo spirito &lsquo;Ready to Race&rsquo;&rdquo;, ha detto Hubert Trunkenpolz, CMO di KTM AG. &ldquo;Voglio fare le mie congratulazioni a tutti i dodici piloti che hanno partecipato, considerando quanto dura &egrave; stata la gara per loro e per la KTM 790 Adventure R. Parliamo di persone normali e non piloti ufficiali, ma hanno visto l&rsquo;opportunit&agrave; di un&rsquo;avventura incredibile e l&rsquo;hanno inseguita con tutte le loro forze&rdquo;.  KTM ULTIMATE RACE 2020 - Per chi prender&agrave; parte ai KTM Adventure Rallies, KTM annuncia che &egrave; stata rinnovata la possibilit&agrave; di competere per un posto alla KTM Ultimate Race del 2020. La classifica 1. Scott Myers (USA) 2. Radek Burkat (CAN) 3. Jordan Huibregtse (USA) 4. Sebastian Blum (GER) 5. Christiaan Odendaal (RSA) 6. Kevin Archer (NZL) 7. Elliot Kent (NZL) 8. Vasile Scurtu (CAN) 9. Greg Hodgskin (RSA) 10. Steve Robertson (AUS) 11. Stefano Sassaro (ITA) 12. Robert Nowak (AUS) &nbsp;(Nella foto in apertura: Scott Myers)       

Dopo sei giornate di corsa sulla sabbia del Marocco, il vincitore della prima edizione &egrave; l&rsquo;americano Scott Myers

KTM Ultimate Race: vince Myers

In qualit&agrave; di nuovo direttore generale di KTM Spagna, Marc Coma ha lanciato il sasso, e ovviamente l&#39;onda &egrave; stata evidente: &laquo;La KTM ha gi&agrave; contattato Marc Marquez, non vedo perch&eacute; non dovrebbe rifarlo&raquo;. Il mercato MotoGP verso il 2021 &egrave; gi&agrave; iniziato. Del resto, fare due pi&ugrave; due non &egrave; difficile, con il partner del progetto MotoGP della KTM che &egrave; a sua volta Made in Austria ed &egrave; la bibita energetica sponsor di Marquez. &laquo;Oltretutto Marc &egrave; stato gi&agrave; parte della famiglia KTM&raquo; ha aggiunto Coma, ricordando come le prime due annate &ndash; nel lontano biennio 2008-09 quando ancora si parlava di 125 &ndash; Marquez (nella foto sotto) le disput&ograve; non ancora maggiorenne su una moto austriaca.&nbsp;    Come Valentino: Coma &egrave; un nome noto soprattutto per i trascorsi dakariani, con cinque successi e poi con il ruolo di direttore generale, ma &egrave; una figura altrettanto nota in Spagna. E in parecchi hanno letto l&#39;approdo di Coma come di un tentativo per convincere Marquez, appassionato di Dakar al punto da esprimere il desiderio di correrla,&nbsp;in vista del 2021. Quando Marc &ndash; in scadenza di contratto con la Honda a fine 2020 &ndash; avr&agrave; 27 anni e quindi sar&agrave; nel pieno della maturit&agrave; e potrebbe vantare gi&agrave; nove titoli mondiali. Gli stessi di Valentino Rossi, l&#39;idolo poi diventato nemico che Marc potrebbe pensare di sorpassare ripetendo una mossa del Dottore: il passaggio dalla Honda, la Casa pi&ugrave; grande del pianeta, all&#39;incognita di una moto la cui competitivit&agrave; &egrave; lontana dal vertice.&nbsp;    Il secondo passo: Parlare di mercato in vista del 2021 &egrave; complicato ma vi proponiamo un modo per farlo attraverso il sondaggio. I piani per&ograve; iniziano a essere progettati ora, con largo anticipo, del resto la Ducati progett&ograve; per lungo tempo l&#39;arrivo di Jorge Lorenzo con lo stipendio da record per la MotoGP. La KTM ha vissuto il primo passo nella classe regina, ora ha convinto un pilota di medio-alto livello come Johann Zarco &ndash; autore di pole position e podi, ma non ancora di un successo in un GP &ndash; per avvicinarsi al vertice della MotoGP. E quello sar&agrave; il momento in cui la Casa austriaca dar&agrave; l&#39;assalto a un top rider vero e proprio. Ma a livello mediatico, forse, l&#39;assalto &egrave; gi&agrave; iniziato: &laquo;Quando la moto sar&agrave; pronta per vincere, cosa ci impedir&agrave; di avere Marquez con noi?&raquo;.&nbsp; 

L&#39;ex stella della Dakar &egrave; il nuovo direttore per la Casa austriaca in Spagna, e ragiona gi&agrave; in ottica 2021: &ldquo;Marc ha gi&agrave; fatto parte della nostra famiglia, se avremo una moto vincente, potr&agrave; tornare&rdquo;

Coma chiama Marquez: vieni alla KTM!

&ldquo;Sono felice ed impaziente di iniziare questa nuova avventura con il mio nuovo Team supportato da Yamaha Italia&rdquo;, dichiara Alessandro Botturi alla vigilia della sua sesta Dakar.  Il forte pilota italiano sar&agrave; infatti al via del Rally pi&ugrave; famoso al mondo a partire dal prossimo 6 gennaio. Sar&agrave; la prima tappa dell&rsquo;attesa 40esima edizione della Dakar che vedr&agrave; la partecipazione di oltre cinquecento piloti impegnati su un percorso totale di quasi novemila chilometri attraverso Per&ugrave;, Bolivia e Argentina.  Botturi correr&agrave; su Yamaha WR450F Rally, supportato dalla filiale Italiana di Yamaha Motor Europe. Il &ldquo;Bottu&rdquo;, che si presenta quest&rsquo;anno con il suo nuovo Team, tutto tricolore, composto da persone di grande esperienza, sar&agrave; affiancato allo Yamalube Yamaha Official Rally Team dove, negli ultimi 3 anni, ha corso da pilota ufficiale.  &ldquo;Essere in un team semiprivato mi ha consentito in questi mesi di concentrarmi su me stesso senza troppa pressione&rdquo;, spiega Botturi. &ldquo;Il meticoloso programma di allenamenti per affrontare la Dakar, oltre alle sessioni in palestra e a quelle in bici, mi ha portato a coprire solo nell&#39;ultimo periodo pi&ugrave; di 3.000 km in moto.   Un programma durissimo - &ldquo;Inoltre quest&#39;anno ho corso gi&agrave; diversi importanti Rally per un totale di quasi 15.000 km di pista e navigazione. La prossima edizione della Dakar sar&agrave; molto dura: inizieremo con le dune del Per&ugrave;, zona che conosco sin dalla mia prima esperienza in Sud America&rdquo;.  In preparazione alla prossima sfida Dakar, Botturi ha dovuto attenersi ad un durissimo programma caratterizzato da impegnativi allenamenti fisici e in moto che lo ha portato a correre recentemente in alcune strategiche competizioni &quot;preliminari&quot; come il Merzouga Rally, il Panafrica Rally, il Morocco Rally. Queste sfide sono servite al campione bresciano per sviluppare al meglio la sua WR450F Rally.  I precedenti - Botturi si presenta alla Dakar 2018 per la sesta volta consecutiva, una storia significativa che ha avuto inizio nel 2012 con un brillante ottavo posto assoluto e la conquista del titolo di &ldquo;Best Rookie&rdquo;. Nelle quattro edizioni successive, seppur sfortunato a causa di alcuni infortuni e problemi tecnici, il pilota bresciano ha sempre dato sfoggio di tutto il proprio talento caratterizzato da grande forza fisica e ottima capacit&agrave; di navigazione. Nel suo palmar&egrave;s rallistico spiccano infatti i trionfi nel Rally di Sardegna 2014 e nel Merzouga Rally 2015. La lista dei suoi successi comprende anche, tra il 1998 e il 2011, ben nove Campionati Italiani Enduro, tre podi nel Mondiale Enduro e la presenza alla Sei Giorni per quindici anni di fila nella nazionale tricolore.&nbsp;  &ldquo;Il mio obiettivo principale sar&agrave; terminare la competizione cercando di fare meno errori possibile puntando ad un buon piazzamento finale&rdquo;, dice Botturi. &ldquo;Mi aspetto un&rsquo;edizione tecnica e navigata, dove l&#39;input di Marc Coma sar&agrave; ben visibile: senza smentirsi, ha infatti gi&agrave; promesso un percorso che far&agrave; sognare e soffrire allo stesso tempo. La navigazione e lo spirito di squadra sono i miei punti di forza e far&ograve; affidamento proprio su queste qualit&agrave; per raggiungere il mio obiettivo&quot; conclude Botturi.  &nbsp; 

&#39;La prossima edizione della Dakar sar&agrave; molto dura: inizieremo con le dune del Per&ugrave;. Il mio obiettivo principale sar&agrave; terminare la competizione...&#39; annuncia il &#39;Bottu&#39;, alla sesta presenza nel rally pi&ugrave; famoso del mondo

Botturi &egrave; pronto per la Dakar

        Gli amanti dell'offroad avranno tempo fino al 6 gennaio del prossimo anno per studiare le mappe ufficiali del rally raid pi&ugrave; famoso del mondo prima che lo spettacolo abbia inizio. Poi la partenza, per un'avventura di 9.000 km attraverso il Sudamerica e soprattutto in mezzo ai terreni pi&ugrave; impervi del pianeta. Gli organizzatori della Dakar, i francesi di ASO, hanno preparato qualcosa di veramente speciale per celebrare il 40esimo anniversario della gara definita come la pi&ugrave; massacrante che ci sia. La Dakar torna in Per&ugrave;, che ospiter&agrave; le sei tappe iniziali. Il ritorno nel Paese dopo un'assenza di cinque anni sta gi&agrave; facendo sognare i piloti, che pregustano di affrontare le vaste distese desertiche peruviane. &laquo;Questa gara sar&agrave; una seria battaglia&raquo;, ha detto il due volte vincitore della Dakar, Eduard Nikolaev, portacolori del Team Kamaz Master. &laquo;Saremo nel pieno dell'azione dal primo giorno, senza alcun riscaldamento&raquo;. La sfida delle quote estreme - Ma la sfida pi&ugrave; grande sar&agrave; quella di correre a quote estreme, e arriver&agrave; quando il percorso entrer&agrave; in Bolivia. Oltre a toccare la capitale La Paz (3.600 m sul livello del mare), la nazione andina ospiter&agrave; in tutto tre tappe. Negli ultimi anni molti grandi pretendenti al titolo hanno visto le loro speranze spegnersi proprio in Bolivia. L'altitudine estrema pu&ograve; causare disagi e cali di concentrazione, mentre i cambiamenti repentini delle condizioni atmosferiche sono in grado di trasformare il paesaggio in modo molto rapido. &laquo;Ancora una volta credo che i giorni trascorsi in alta quota saranno la chiave di questa gara&raquo;, ha dichiarato il 13 volte vincitore della Dakar St&eacute;phan Peterhansel, in forza al Team Peugeot Total. &laquo;Abbiamo quattro o cinque giorni a quote estreme e questo non &egrave; mai facile da gestire&raquo;. "Ritornare in Per&ugrave;, e per pi&ugrave; tempo rispetto al 2012 e al 2013, ci ha dato l'opportunit&agrave; di esplorare territori sconosciuti: i concorrenti si troveranno ad affrontare tutti i diversi paesaggi del paese&rdquo;, ha detto Marc Coma, direttore sportivo della Dakar. &ldquo;E&rsquo; un percorso fisicamente impegnativo ma con paesaggi mozzafiato, metter&agrave; alla prova i piloti fino al limite della loro resistenza&rdquo; Le tappe della Dakar Sabato 6 gennaio - Stage 1 / Lima - Pisco: 272 km (SS: 31 km) Domenica 7 gennaio - Stage 2 / Pisco - Pisco: 278 km (SS: 267 km) Luned&igrave; 8 gennaio - Stage 3 / Pisco - San Juan de Marcona: CT, 502 km (SS: 295 km) / BQ, 501 km (SS: 295 km) Marted&igrave; 9 gennaio - Stage 4 / San Juan de Marcona - San Juan de Marcona: 444 km (SS: 330 km) Mercoled&igrave; 10 gennaio - Stage 5 / San Juan de Marcona - Arequipa: BQ, 770 km (SS: 264 km) / CT, 932 km (SS: 267 km) Gioved&igrave; 11 gennaio - Stage 6 / Arequipa - La Paz: 758 km (SS: 313 km) Venerd&igrave; 12 gennaio - Day off in La Paz Sabato 13 gennaio - Stage 7 / La Paz - Uyuni: 726 km (SS: 425 km) / T, 669 km (SS: 368 km) Domenica 14 gennaio - Stage 8 / Uyuni - Tupiza: 584 km (SS: 498 km) / T, 558 km (SS: 380 km) Luned&igrave; 15 gennaio - Stage 9 / Tupiza - Salta: 754 km (SS: 242km) Marted&igrave; 16 gennaio - Stage 10 / Salta - Bel&eacute;n: 795 km (SS: 372 km) Mercoled&igrave; 17 gennaio - Stage 11 / Bel&eacute;n - Chilecito: BQ, 484 km (SS: 280 km) / CT, 746 km (SS: 280 km) Gioved&igrave; 18 gennaio - Stage 12 / Chilecito - San Juan: BQ, 722 km (SS: 375 km) / CT, 791 km (SS: 522 km) Venerd&igrave; 19 gennaio - Stage 13 / San Juan - C&oacute;rdoba: BQ, 904 km (SS, 423 km) / CT, 927 km (SS: 368 km) Sabato 20 gennaio - Stage 14 / C&oacute;rdoba-C&oacute;rdoba: 284 km (SS: 119 km)       

Il 6 gennaio prender&agrave; il via la quarantesima edizione della estenuante maratona africana, con un percorso pi&ugrave; difficile di sempre

Quarant’anni di Dakar

L&#39;edizione 2017 della Dakar ha decretato la fine di un ciclo, sia tecnico, sia umano. Da quest&#39;anno infatti, oltre alle note novit&agrave; riguardanti la navigazione, pi&ugrave; complessa rispetto al passato, c&#39;&egrave; stato il definitivo passaggio del testimone dalla vecchia alla nuova generazione. Fino a pochi anni fa erano Marc Coma e Cyril Despres a contendersi il gradino pi&ugrave; alto del podio. Oggi invece, il primo si &egrave; ritirato, mentre il secondo ha abbandonato le moto per passare alle auto.  I NUOVI PROTAGONISTI - Il nome nuovo della Dakar sembrava quello di Toby Price (il vincitore dell&#39;edizione 2016), che per&ograve; quest&#39;anno &egrave; stato un protagonista sfortunato, in quanto si &egrave; dovuto ritirare a causa di una brutta frattura del femore. La stessa sorte era capitata lo scorso anno al pilota che probabilmente sar&agrave; il futuro antagonista di Price, ovvero Sam Sunderland, che dopo diversi ritiri &egrave; riuscito a scrivere il suo nome nella storia del rally pi&ugrave; famoso del mondo.  ENNESIMO COLPO A VUOTO DELLA HONDA - Price e Sunderland sono quelli che dovrebbero farci rivivere le sfide tra Coma e Despres, Honda permettendo. La HRC anche quest&#39;anno ha toppato ma sicuramente non si arrender&agrave;. Il progetto Dakar sembrava nato sotto una buona stella, invece il colosso giapponese ha investito molto raccogliendo pochissimo e anche nel 2017 ha dovuto guardare la KTM dal basso verso l&#39;alto. Intendiamoci, la CRF 450 Rally &egrave; una moto eccezionale, per&ograve;, per un motivo o per l&#39;altro, non riesce a raggiungere l&#39;obiettivo per cui &egrave; stata progettata: la vittoria. Quest&#39;anno la Honda ha commesso un clamoroso errore strategico: Barreda, Goncalves e Metge hanno fatto rifornimento nell&#39;area di neutralizzazione, un&#39;irregolarit&agrave; che &egrave; stata punita con un&#39;ora di penalit&agrave;. La classifica spiega che senza questo handicap ci sarebbe una CRF 450 Rally davanti a tutti ma la realt&agrave; &egrave; che la prima Honda al traguardo (quella di Barreda) &egrave; quinta e lontana dal podio. Anche quest&#39;anno... sar&agrave; per il prossimo anno.  ITALIANI LONTANI DALLA VETTA - Gli italiani tornano a casa soddisfatti a met&agrave;. Ci si aspettava molto da Alessandro Botturi ma il bresciano della Yamaha ha rimediato subito un trauma cranico e ha dovuto abbandonare la carovana. Leggendo la classifica si scopre che Agazzi (Honda) &egrave; giunto trentasettesimo, a 07 ore 03&#39; e 37&rdquo; da Sunderland; che Ruoso (KTM) &egrave; giunto trentottesimo, a 8 ore 19&#39; e 51&rdquo; da Sunderland; che Lucchese (Yamaha) &egrave; giunto cinquantunesimo, a 10 ore 39&#39; e 39 &ldquo; da Sunderland. Loro sono i nostri eroi, perch&eacute; sono arrivati in fondo a una corsa che ha avuto una percentuale di ritiri vicina al 20%. 

Quest&#39;anno la frattura del femore &egrave; toccata a Price, anzich&eacute; a Sunderland. Gara stregata per la Honda. Edizione positiva a met&agrave; per gli italiani.

I felici e i delusi della Dakar 2017

L&rsquo;esercito italiano su due ruote attende con ansia la Dakar 2017. Sar&agrave; &ldquo;la pi&ugrave; dura di sempre tra quelle organizzate in Sud America&rdquo;, secondo quanto annunciato da Marc Coma, cinque volte vincitore in moto e dallo scorso anno direttore tecnico del rally raid pi&ugrave; impegnativo del mondo. Forse perch&eacute; si passa dal caldo equatoriale al ghiaccio delle montagne, dall&rsquo;insidioso &ldquo;fesh fesh&rdquo; al fango e pietre. Saranno 9.000 km divisi in 12 tappe con 4.000 km di speciali, una &ldquo;marathon&rdquo; e le temutissime 6 frazioni che si correranno a un&rsquo;altitudine di 4.000 metri. Oltre alle condizioni meteo proibitive, i concorrenti saranno chiamati anche a un maggiore impegno nella navigazione. Eppure numeri e scenari non spaventano i piloti italiani che quest&rsquo;anno in gara saranno 28: un totale di 18 equipaggi, rispetto ai 15 dello scorso anno, e il quinto posto nella classifica delle nazioni rappresentate dopo Francia, Olanda, Argentina e Spagna. Il 6% di concorrenti in totale e la parte del leone la faranno anche quest&rsquo;anno le moto: 11 al via.    Simone Agazzi &ndash; Honda Crf 450 Rally Dieci anni dopo Giovanni Sala, Bergamo &egrave; tornata alla Dakar. Simone Agazzi, classe 1976, si ripresenta ai nastri di partenza della Dakar. Lo scorso anno era durata pochissimo dopo la frattura della spalla e dell&#39;omero durante la seconda tappa. Obiettivo, stavolta, &egrave; arrivare al traguardo. Cresciuto nel trial con Diego Bosis, Simone si &egrave; tolto tante soddisfazioni con l&rsquo;enduro conquistando prima il titolo italiano poi quello europeo cross country nel 2012. I primi tour in Tunisia con le leggende della Dakar come Giacomo Vismara e Ciro De Petri lo hanno affascinato e convinto a partire alla volta del Sudamerica. Team Manager dell&rsquo;RSmoto Team, nel 2015 ha vinto il titolo assoluto italiano motorally e raid tt con il pilota e collega alla Dakar Jacopo Cerutti. Titolare di un concessionario moto in citt&agrave;, grazie a un accordo con Honda guider&agrave; la moto 2016 di Kevin Benavides (out per infortunio), quarto lo scorso anno a Rosario. &ldquo;Sono molto emozionato perch&eacute; posso contare su un team di professionisti e anche sul supporto di Giulio Minelli, un grande navigatore con 20 Dakar alle spalle. L&#39;idea &egrave; di dare ai piloti amatori la possibilit&agrave; di guidare una moto ufficiale Honda alla Dakar. Penso che possa essere l&#39;inizio di qualcosa di grande.&rdquo;.  Alessandro Botturi - Yamaha WR 450 F Unico pilota italiano ufficiale, Alessandro Botturi punta a chiudere nella top 10. ma gli organizzatori della Dakar lo hanno inserito nella lista dei favoriti. E non &egrave; un caso. Il 41enne bresciano, un metro e ottanta di altezza per novanta chili di muscoli, &egrave; stato il miglior rookie nel 2012 con un ottavo posto da incorniciare. Da l&igrave; quattro sfortunati ritiri compreso quello dello scorso anno alla decima tappa per un problema alla moto. E pensare che &egrave; rimasto in gara nonostante la brutta caduta al day-2 che gli ha provocato la rottura dei legamenti e dello scafoide del polso destro. Operato a febbraio &egrave; stato 40 giorni immobile, poi &egrave; tornato in sella alla bici prima di riprendere confidenza con la Yamaha WR 450 F e di tornare a vincere nella quinta e sesta tappa del Sardegna Rally 2016. Botturi &egrave; uno abituato a tenere alto il tricolore: dalla nazionale junior di rugby &egrave; passato in pochi anni al vertice dell&rsquo;enduro con 10 titoli italiani, due vittorie alla Sei Giorni Internazionale Enduro e tre terzi posti nel Mondiale. &ldquo;Punto a fare una gara intelligente e finire ogni giorno nei primi 10. La navigazione &egrave; uno dei miei punti di forza, insieme allo spirito di squadra, e ha sempre caratterizzato la mia carriera. In questa corsa la regolarit&agrave; paga.&rdquo;.  Jacopo Cerutti (Husqvarna CF Racing ) Ha fatto il suo debutto alla Dakar lo scorso anno chiudendo con un ottimo 12esimo posto e come primo tra i piloti italiani. Il comasco classe 1989 sar&agrave; ai nastri di partenza con il Motor Group Racing ceco. Un risultato ancor pi&ugrave; incredibile non solo per la giovane et&agrave;, ma anche per il salto dall&rsquo;enduro al rally-raid, certificato dal primo rally vero e proprio, in Sardegna, sesto con tanto di pass per la Dakar al primo tentativo. A maggio del 2016, nella seconda tappa del tricolore Motorally, una frattura al radio del braccio sinistro lo ha fermato per due mesi senza impedirgli di vincere il titolo italiano Motorally. Anche quest&rsquo;anno al fianco ci sar&agrave; il padre, osteopata: il suo aiuto si &egrave; rivelato prezioso nel quotidiano ma anche dopo la caduta che non gli ha impedito di arrivare al traguardo a ridosso della top 10. &quot;Abituarsi al ritmo &egrave; stata la parte pi&ugrave; difficile per me. Ho dovuto affrontare lunghe distanze e svegliarmi alle 4 del mattino. Quest&#39;anno spero di adattarmi un po&#39; meglio fin dall&#39;inizio. Il mio obiettivo &egrave; ancora una volta finire la gara. Una top 10 sarebbe fantastica.&quot;.  Domenico Cipollone - Rookie - KTM 450 Rally &Egrave; uno dei tanti rookie che sognano la Dakar. Nella vita di tutti i giorni indossa giacca e cravatta come Vice President di Capgemini, quando stacca si dedica ai Rally Raid. E non solo. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi, Domenico ama gli sport estremi come paracadutismo, immersioni subacquee e sport motoristici. Ha scoperto l&rsquo;enduro ed enduro estremo sette anni fa iniziando ad allenarsi nel 2011, grazie ad Alessandro Botturi e Jordi Arcarons. Prima si &egrave; cimentato sulle 4 ruote ma poi &egrave; tornato alla moto, la sua vera passione. Dal 2015 prepara il debutto e il Merzouga Rally &egrave; stato l&rsquo;ultimo test con la KTM 450 Rally. Per arrivare in forma, ha coinvolto tre professionisti che sono anche buoni amici: un allenatore, un osteopata e un nutrizionista. &ldquo;Quello che conta di pi&ugrave; &egrave; la concentrazione. Per un pilota amatoriale &egrave; molto importante essere consapevoli dei suoi limiti. Il mio obiettivo &egrave; finire la gara. Sono un po&#39; preoccupato per&ograve; mi piacciono le sfide e voglio portare a casa questa meravigliosa avventura attraverso diversi Paesi e culture.&quot;.  Manuel Lucchese - Malle Moto - Yamaha WR450F Rally Difficile trovare un pilota Dakar pi&ugrave; determinato e appassionato di Manuel Lucchese. Il giovane pilota veronese sognava di partecipare al rally raid e nel 2012 ce l&rsquo;ha fatta grazie a una mirata attivit&agrave; su Facebook, il suo blog e all&rsquo;aiuto di tante aziende che hanno creduto in lui. Una fiducia ben riposta visto che alla sua seconda apparizione ha centrato il podio nella sua classe a Santiago, dopo guai di ogni tipo. Dopo una pausa per fare da guida ai VIP della Dakar, lo scorso anno &egrave; tornato da pilota nella temutissima Malle Moto, senza alcun tipo di assistenza. Era in testa fino alla Bolivia quando un mal di montagna e un incidente per l&rsquo;attraversamento di un cane lo hanno messo a dura prova: ma da gran lottatore Manu ha tenuto duro chiudendo al secondo posto (44esimo finale) e con 10 kg in meno. &#39;&#39;Tutti mi dicevano che la Dakar costa un sacco di soldi e che correrla alla mia et&agrave; (23 allora), era troppo presto. Ho deciso di dimostrare alla gente, soprattutto ai giovani, che tutto &egrave; possibile attraverso il crowd-funding o solo con la determinazione. Ci vogliono visione, determinazione e sacrificio. Mai e poi mai rinunciare. Ho imparato dal passato e il mio obiettivo &egrave; ora quello di vincere la Malle Moto e battere Jurgen Van Den Goorbergh. La Dakar, in una parola, &egrave; magia.&quot;.  Luca Manca - KTM 450 Rally La Dakar presenta storie di tutti i tipi. La pi&ugrave; incredibile &egrave; forse quella di Luca Manca, pilota sardo che quest&rsquo;anno torna a correre in Sudamerica sette anni dopo il gravissimo incidente del 2010 che gli ha fatto passare due interminabili mesi in coma. Poi il risveglio e un lungo recupero: gradualmente ha ripreso la mobilit&agrave; e a praticare l&#39;attivit&agrave; fisica fino al ritorno in sella gi&agrave; nel 2011, nel suo Sardegna Rally Race. Dopo anni di allenamento e dura preparazione, a maggio 2016 Luca ha portato la sua KTM 450 Rally al Merzouga Rally, in Marocco. Nato a Sassari il 22 Maggio 1980, Manca vuole dimostrare a s&eacute; stesso di essere ancora pronto per una gara del genere e arrivare al traguardo di Buenos Aires. &quot;La Dakar rappresenta un modo per dimostrare quanto valgo e quello che sono ora. Molte persone ancora mi si avvicinano con la memoria del passato. Devo ringraziare mia moglie Gabriella che mi ha sempre sostenuto quando stavo male e nel recupero. So che &egrave; preoccupata ma questa &egrave; una missione che devo realizzare.&quot;.  Livio Metelli - Malle Moto - KTM 450 Rally Seconda Dakar per il pilota bresciano che ha imparato le basi della navigazione in Africa, facendo due volte il Merzouga Rally prima di cimentarsi tra Turchia e la Grecia. Ha conosciuto la Dakar da preparatore atletico di Alessandro Botturi e ora corona il suo sogno di competere nella categoria Malle Moto. Lo scorso anno per il suo debutto ha preferito essere supportato da un team di assistenza esperto per arrivare al traguardo. Missione compiuta: terzo italiano pi&ugrave; veloce, 9&deg; nella categoria Marathon e 43&deg; complessivo. Ora la grande sfida &quot;Ho pensato che una volta che si &egrave; fatta e finita la Dakar si &egrave; soddisfatti, ma in realt&agrave; si diventa dipendenti. Sono contento perch&eacute; ho firmato un contratto di 2 anni con uno sponsor. Questo significa che io sar&agrave; anche alla Dakar 2018!&quot;.  Matteo Olivetto - Rookie - Malle Moto - KTM 450 Rally Rookie alla Dakar e nella categoria Malle Moto. Insomma roba da eroi veri che pi&ugrave; di cos&igrave; non si pu&ograve;. E pensare che quello di Matteo Olivetto &egrave; solo un regalo di compleanno per festeggiare i suoi 40 anni. Vigile del fuoco e motociclista, il 40enne di Monselice ha trovato un modo per abbinare perfettamente il suo lavoro e la sua passione. Matteo &egrave; un giramondo su due ruote: a 22 anni ha comprato una Suzuki custom in Florida guidando per 20.000 km fino a Ushuaia. &Egrave; passato dall&#39;India alla Tanzania, ha frequentato il TT dell&#39;Isola di Man da spettatore e poi ha scoperto i Rally Raid: dal debutto in Grecia del 2013 &egrave; arrivato al Rally Merzouga fino alla Dakar. Tutta la famiglia &egrave; stata coinvolta nel progetto, da Lisa, la sua fidanzata, che si prende cura dei social media e della comunicazione fino al suo meccanico, Adriano Andriolo, che gli ha insegnato la manutenzione di base sulla moto. Per organizzare il viaggio verso il Sudamerica ha informato il suo capo con un anno di anticipo. &quot;La Dakar &egrave; sempre stata un sogno, un lungo viaggio prima di una competizione. Io non miro a fare un buon risultato, per me sar&agrave; un&#39;avventura. La Malle Moto &egrave; una questione di budget, ma anche di filosofia. Sono abituato ad affrontare diverse situazioni da solo e ho contattato Diocleziano Toia, che far&agrave; la Malle Moto, per alcuni consigli. E a una cosa non posso rinunciare: 1 kg di parmigiano reggiano da condividere con i miei compagni della Malle Moto&quot;.  Franco Picco - Malle Moto - Yamaha WR450F Rally Franco Picco &egrave; uno dei volti pi&ugrave; noti alla Dakar. Il suo debutto risale al 1985 con un incredibile terzo posto. Sul podio nel 1988 e 1989, ha vinto la classe Marathon nel 2010. In mezzo anche diverse esperienze sulle 4 ruote. Con 12 partecipazioni alla Dakar nella categoria moto, 5 in macchina, 1 su un quad e 6 nel team di assistenza, per Picco c&#39;&egrave; sempre una buona scusa per tornare in Sudamerica. La scorsa stagione ha corso con un quad per festeggiare il suo 60esimo compleanno, ora torna su una moto per celebrare un importante traguardo: la 25esima Dakar! E non poteva essere che su due ruote e nella categoria Malle Moto. &quot;Questa sar&agrave; la mia 19esima Dakar da pilota e il prossimo anno voglio correre nella classe Marathon, una categoria che ho vinto nel 2010 e per la prima volta mi trovo ad affrontare la Malle Moto. &Egrave; una questione di budget, ma mi piace anche l&#39;idea di competere in questa speciale categoria. Come al solito, ho preparato la mia moto con uno speciale kit da corsa. Un meccanico non saprebbe nemmeno dove mettere le mani.&quot;.  Alessandro Ruoso - Rookie - KTM 450 Rally Se l&#39;Italia &egrave; alla ricerca di piloti promettenti, Alessandro Ruoso &egrave; uno dei candidati. Corre in moto da quando ha 3 anni e dopo aver vinto l&rsquo;Italian Baja nel 2015, il due volte Campione del Mondo Baja (2013- 2014) ha deciso di concentrarsi su una sfida pi&ugrave; grande: la Dakar. La preparazione del 35enne di Pordenone &egrave; iniziata con il Merzouga Rally nel maggio 2016: nonostante fosse l&rsquo;esordio nei Rally Raid e stesse guidando nel deserto con un road book, ha chiuso al 15esimo posto. Con il supporto di KTM, Heinz Kinigadner e suo figlio Hanes, correr&agrave; per il noto Team Orlen. &quot;Sono al 70% del mio potenziale. Ho bisogno di migliorare la navigazione e questa &egrave; la parte pi&ugrave; difficile del rally: aprire il gas mentre si leggono le note! Mi sto allenando ogni giorno, prima e dopo il lavoro. Quando ero un ragazzino guardavo la Parigi-Dakar in Africa: Edi Orioli e Fabrizio Meoni erano i miei piloti di riferimento. Ora che &egrave; il mio turno, mi viene ancora difficile credere che far&ograve; parte di questa grande avventura.&quot;.  Diocleziano Toia - Malle Moto - KTM 450 Rally Pilota amatissimo nel mondo offroad, Toia &egrave; pronto per la sua quarta Dakar, la terza nella categoria Malle Moto di cui &egrave; una sorta di ambasciatore. Autista di camion per corse di cavalli, il 44enne di Busto Arsizio ha sempre avuto i rally nel sangue, prima con le auto a livello nazionale, poi nel Motorally italiano e internazionale. Il debutto alla Dakar avviene nel 2014 nella squadra di Franco Picco, il suo riferimento negli anni &#39;80. Dopo la prima esperienza decise di tornare ma senza assistenza. L&#39;idea era nata prima a causa di un problema di budget, ma poi ha rappresentato una vera e propria sfida. L&#39;anno scorso ha chiuso al quarto posto nonostante una frattura alla parte bassa del femore, tibia e piatto crociato. Roba da &quot;ironman&quot;. L&rsquo;obiettivo per la Dakar 2017 &egrave; la vittoria.  &quot;La Malle Moto incarna lo spirito della vera Dakar perch&eacute; non si dispone di alcuna assistenza e quando finalmente si raggiunge il bivacco &egrave; necessario iniziare a lavorare sulla moto come un meccanico. Non ho paura di perdere ore di sonno o di essere molto stanco. In questa categoria &egrave; necessario mangiare e dormire quando &egrave; possibile. Nell&#39;ultima Dakar ho perso 10 chili!&quot;.  &nbsp;  In collaborazione con la redazione Motori di RedBull.com  Segui la Dakar 2017 su Red Bull Tv: dal 2 al 14 gennaio, highlights, approfondimenti e speciali esclusivi! 

Da Botturi a Picco, passando per Agazzi, Cerutti e Toia. Ecco&nbsp;chi dal 2 gennaio affronter&agrave; per i colori italiani la massacrante gara a tappe americana

Dakar 2017: chi sono gli 11 italiani al via

Anche se i dettagli del percorso della Dakar&nbsp;2017 erano gi&agrave; noti, l&#39;ufficializzazione delle tappe rappresenta sempre un momento importante. La&nbsp;Dakar 2017&nbsp;si svolger&agrave; dal&nbsp;2 al 14 gennaio&nbsp;tra&nbsp;Paraguay, Bolivia&nbsp;e&nbsp;Argentina. 9000&nbsp;chilometri pieni di insidie e con diversi passaggi in altura.  DURA, DURISSIMA -&nbsp;La Dakar 2017 si preannuncia molto impegnativa, come ha sottolineato Marc Coma: &quot;Sar&agrave; l&rsquo;edizione pi&ugrave; impegnativa nella storia dei Rally Raid in Sudamerica&quot;. Sembra che quest&#39;anno, pi&ugrave; di altri anni, le capacit&agrave; di navigazione saranno importanti come quelle di guida, considerando&nbsp;che i piloti avranno meno informazioni a disposizione dal GPS.    PARTENZA INEDITA - La Dakar partir&agrave; dal&nbsp;Paraguay, una novit&agrave;.&nbsp;I piloti prenderanno il via da&nbsp;Asunci&oacute;n (dove il clima &egrave; tropicale) ma&nbsp;in seguito&nbsp;dovranno affrontare le temperature rigide dell&rsquo;Altiplano boliviano. L&#39;alta quota sar&agrave; un altro dei temi che senza dubbio complicheranno la gara, che si svolger&agrave; anche a 5000 metri sul livello del mare!&nbsp;Un&#39;altra novit&agrave; &egrave; che, in Bolivia, i piloti arrivando a La Paz, capitale dello stato sudamericano. Fino a oggi&nbsp;la Dakar aveva&nbsp;&quot;toccato parzialmente&quot; la nazione sudamericana.  Le tappe della&nbsp;Dakar 2017: 02/01: Asunci&oacute;n (Par)-Resistencia (Arg) 03/01: Resistencia-San Miguel de Tucuman (Arg) 04/01: San Miguel de Tucum&aacute;n-San Salvador de Jujuy (Arg) 05/01: San Salvador de Jujuy-Tupiza (Bol) 06/01: Tupiza-Oruro (Bol) 07/01: Oruro-La Paz (Bol) 08/01: Rest day at La Paz&nbsp;(Bol) 09/01: La Paz-Uyuni (Bol) 10/01: Uyuni-Salta (Arg) 11/01: Salta-Chilecito (Arg) 12/01: Chilecito-San Juan (Arg) 13/01: San Juan-R&iacute;o Cuarto (Arg) 14/01: R&iacute;o Cuarto-Buenos Aires (Arg) 

La partenza &egrave; prevista il 2 gennaio da Asunci&oacute;n, in Paraguay. Il finale ci&nbsp;sar&agrave; il&nbsp;14 gennaio,&nbsp;a Buenos Aires, in Argentina. Si correr&agrave;&nbsp;anche oltre i 5000 metri.

Dakar 2017: si preannuncia l&#39;edizione Sudamericana pi&ugrave; impegnativa

di Riccardo Piergentili e Fiammetta La Guidara  Al termine della ottava tappa della Dakar 2016 Toby Price &egrave; salito in testa alla classifica generale, sfrutando un errore di Paulo Gon&ccedil;alves e dimostrando di essere il degno successore di Marc Coma sulla KTM. Il pilota della Honda aveva iniziato la mattina nel migliore dei modi, poi &egrave; stato protagonista di uno spettacolare incidente.    Per fortuna Paulo Gon&ccedil;alves non ha riportato infortuni (analizzando la dinamica dell&rsquo;incidente, il portoghese &egrave; stato fortunato), per&ograve; ha danneggiato gli strumenti di navigazione della sua CRF450 Rally, senza i quali Gon&ccedil;alves &egrave; giunto al traguardo con un pesante ritardo. Ora il portoghese &egrave; secondo nella classifica generale con 5&rsquo; e 17&rdquo; di distacco da Price. Stefan Svitko rimane al terzo posto, a 14&rsquo; e 14&rdquo; dal nuovo leader.  Antoine Meo, vincitore della settima tappa, si &egrave; trovato in difficolt&agrave; sulle dune e ha perso 11&rsquo;. Nella classifica generale il francese &egrave; sesto, a 28&rsquo; e 44&rdquo; da Price.  Il nostro Alessandro Botturi ha concluso la tappa in quattordicesima piazza e ora si trova in tredicesima posizione assoluta a 55' e 43" da Price. Botturi &egrave; seguito seguito dalla spagnola Laia Sanz, a 1h, 06' e 6" dalla vetta.  Twitter: @Hokutonoken_79

Nell'ottava tappa della Dakar, Paulo Gon&ccedil;alves &egrave; stato protagonista di uno spettacolare incidente, costatogli la leadership della classifica, che ora &egrave; di Toby Price.

Dakar 2016: il nuovo leader &egrave; Price

Ora che Marc Coma &egrave; passato dall'altra parte della barricata e Cyril Despres &egrave; stabilmente al volante (di una Peugeot) invece che in sella, Honda ha maggiori e concrete speranze di interrompere lo strapotere KTM, che da 14 anni domina la Dakar. Si parte il 2 gennaio da Tecn&ograve;polis, quartiere futuristico di Buenos Aires, poi circa 9300 km massacranti tra Argentina e Bolivia prima del traguardo a Rosario, citt&agrave; natale di Ernesto "Che" Guevara (che in moto da quelle parti andava in tempi non sospetti) e Leo Messi.  Il countdown &egrave; iniziato e il team HRC &egrave; in Argentina per gli ultimi preparativi: si tratta della quarta partecipazione dopo un'assenza durata 23 anni. Erano gli anni eroici delle vittorie di Edi Orioli, Neveu e Lalay, mentre ora le CRF450 Rally sono affidate a Paulo Goncalves, campione del mondo 2013 Cross-Country e secondo lo scorso anno, Joan Barreda (alla sesta Dakar), Michael Metge, Ricky Brabec e al nostro connazionale Paolo Ceci. A supportarli un team di 25 uomini HRC. A sfidarli, nel team pluricampione KTM, Toby Price (terzo lo scorso anno) Matthias Walkner (campione World Rally-Raid), Jordi Villadoms (secondo nel 2014) e Laia Sanz. Ma non dimentichiamo Yamaha, nuovamente affidatasi al costante Helder Rodrigues, che negli ultimi 10 anni ha sempre chiuso nella Top 5, affiancato dal vincitore Merzouga Rally, Allesandro Botturi.  

Il 2 gennaio da Buenos Aires parte la 38esima edizione della Dakar: lo squadrone HRC tenter&agrave; di interrompere la dominazione KTM, orfana di Marc Coma.

Dakar 2016, il dream team Honda sfida KTM 

Dopo il ritiro di Marc Coma, Jordi Viladoms, forte delle sue 10 partecipazioni alla Dakar, ha preso le redini del Team in qualit&agrave; di &ldquo;veterano&rdquo; del gruppo e non vede l&rsquo;ora di iniziare la nuova sfida al fianco dei &ldquo;rookies&rdquo; Antoine Meo (campione del mondo Enduro E2) e di Laia Sanz, la campionessa spagnola che quest&rsquo;anno correr&agrave; per la prima volta la Dakar con la KTM 450 Rally.  A pochi giorni dall&rsquo;inizio della 38a edizione della Dakar, i piloti del Red Bull KTM Factory Racing Team, hanno incontrato la stampa a Salisburgo presentando i programmi per l&rsquo;edizione 2016 del pi&ugrave; famoso Rally del mondo. Obiettivo dello squadrone: vincere la 15a Dakar consecutiva.  L&rsquo;incontro si &egrave; tenuto presso la sede di Kiska, il designer che dal 1990 firma tutte le KTM che escono dalle linee di produzione, compresa la 450 Rally, sviluppata con il contributo del cinque volte vincitore della Dakar Marc Coma.  Toby Price, uno dei rider di punta del Team ufficiale, si unir&agrave; al resto del gruppo direttamente in Argentina. Si trova infatti in Australia per terminare la preparazione e porter&agrave; con s&eacute; l&rsquo;energia del compagno di squadra Sam Sunderland, infortunatosi in allenamento al termine del rally del Marocco.  &ldquo;L&rsquo;edizione di quest&rsquo;anno sar&agrave; ancora pi&ugrave; interessante per noi&rdquo;, ha detto Pit Beirer, KTM Motorsport Director. &ldquo;Infatti da quando Marc (Coma, ndr) ha annunciato a sorpresa il suo ritiro dalle competizioni per andare a ricoprire la carica di Direttore Sportivo della Dakar, tutti i nostri giovani talenti hanno immediatamente compreso che era giunto il momento di dare il massimo per tenere alti i colori di KTM! Pertanto ne vedremo delle belle!&rdquo;.  &ldquo;Sono convinto della forza del nostro team, dove sono presenti dei grandi talenti, come l&rsquo;australiano Toby Price (a podio nella passata edizione) e l&rsquo;austriaco Matthias Walkner&rdquo;, ha commentato Heinz Kinigadner, KTM Motorsport Consultant. &ldquo;Siamo al top da pi&ugrave; di 20 anni e siamo convinti di avere grandi possibilit&agrave; anche per la prossima edizione!&rdquo;.  Matthias Walkner ha detto: &ldquo;Aver vinto il titolo mondiale FIM Cross-Country Rallies non fa di me un sicuro vincitore alla Dakar, anzi! La mia preparazione &egrave; al top: dopo il Marocco non ho pensato ad altro e sono pronto per affrontare 2 settimane di gara e pi&ugrave; di 9.000 km. Ma sono conscio che il Rally si vince correndo con la testa e soprattutto sbagliando il meno possibile! Ecco perch&eacute;, scaramanticamente, mi vedo nelle prime 5 posizioni della classifica finale, ma oltre&hellip; chi lo sa?&rdquo;  Appuntamento a Buenos Aires sabato 2 gennaio 2016 per il prologo di una &ldquo;maratona&rdquo;, che si concluder&agrave; a Rosario, dopo 13 tappe che attraverseranno Argentina e&nbsp;Bolivia.  &nbsp;(Nella foto in evidenza: KTM Rally Factory Racing Team 2016) 

Dopo il ritiro di Marc Coma, Jordi Viladoms &egrave; il &ldquo;veterano&rdquo; del gruppo con 10 partecipazioni

Dakar: lo squadrone KTM

Nella tradizionale serata dei Premi RACC Motor Sport a Barcellona sono stati premiati Jorge Lorenzo, Laia Sanz e Marc Coma.  Una serie incessante di eventi, dunque, per i piloti, nonostante questo dovrebbe essere un momento di tranquillit&agrave; per via dell'assenza dalle competizioni.  "La cosa peggiore &egrave; che devi fare tante interviste, partecipare a tanti eventi, e poi ricominciare a scendere in pista, &egrave; dura, ma l'ambizione ti d&agrave; la giusta dose di energia", spiega Jorge Lorenzo.  Ma chi saranno i rivali pi&ugrave; temibili l'anno prossimo secondo il campione del mondo della MotoGP?  "I piloti Suzuki a Valencia con le gomme Michelin e la nuova elettronica sono stati molto pi&ugrave; vicini a noi", risponde Lorenzo. "Ma ovviamente Marquez, Pedrosa, Rossi e le due Ducati saranno ancora l&igrave;, e poi ci saranno nuovi piloti che emergeranno".  Un pronostico sulla MotoGP del 2016 arriva anche da Marc Marquez, anche lui protagonista al RACC.  "Il livello cambier&agrave; molto, perch&eacute; soprattutto per via della nuova elettronica abbiamo bisogno di tempo per capire bene la moto, e cos&igrave; dovranno fare anche le Case Costruttrici, ma continueremo a tenere gli occhi aperti e fare attenzione per difenderci da tutti gli avversari",&nbsp;dice il talento di Cervera.  Fiammetta La Guidara  &nbsp;

"E poi ci saranno nuovi piloti che emergeranno", dice Lorenzo, premiato al RACC. "Il livello cambier&agrave; molto", incalza Marquez

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